don Antonio Mascagni

 

Un libro di Don Antonio

in suo ricordo

Domenica 25 Giugno 2017

dopo le S. Messe

Il 29 Giugno 2017 don Antonio avrebbe compiuto 97 anni; in Giugno ricorreva anche l’anniversario della sua ordinazione sacerdotale.

Per ricordarlo, in accordo con la sorella Maria, abbiamo pensato di offrire a chi lo desidera uno dei suoi libri; chi lo vorrà potrà lasciare un’offerta che verrà destinata alle attività della Caritas parrocchiale e del Seminario, due realtà alle quali don Antonio teneva molto.

Siamo certi che don Antonio sarà felice di poter offrire ancora qualcosa di suo ai parrocchiani, che ha servito e tanto amato nel suo lungo ministero sacerdotale qui a Pieve.

 

 

 

Mercoledì 20 Agosto 2014

e' tornato alla Casa del Padre

Mons. Antonio Mascagni

Parroco emerito di Pieve di Cento.

 

Il trigesimo della morte

verrà celebrato nella S. Messa di  

Domenica 21 Settembre, ore 8

 

Il funerale, officiato da S.E. Mons. Vincenzo Zarri,

e' stato celebrato

Sabato 23 Agosto alle ore 10:30

nella Chiesa provvisoria di Pieve di Cento,

 

Venerdì 22 Agosto alle ore 21:00

veglia di preghiera.
 

 

 

 

Omelia di Mons. Vincenzo Zarri
vescovo emerito di Forlì-Bertinoro

 

Esequie di Mons. Mascagni - Pieve di Cento, 23 agosto 2014

 

Mons. Antonio Mascagni e' qui con noi, nella comune unione con Cristo, e ci conferma: "e' proprio così: Siamo realmente figli di Dio! Quale grande amore ci ha dato il Padre!"

Don Antonio aveva ricevuto questa verità dalla Famiglia. L'aveva accolta con adesione sempre più convinta; ne aveva fatto il centro della sua esistenza. Gli dava pace. E sentì presto la spinta a comunicarla a tutti, come missione esaltante della sua esistenza. Era contento di essere stato chiamato al sacerdozio per essere apostolo della paternità di Dio; anzi rappresentante della paternità di Dio.

Ora, nella casa del Padre, questa verità gli si e' svelata; e ad ogni istante che passa ci esprimiamo con il nostro limitato modo di intendere e comunicare ad ogni istante, vedendo sempre meglio Dio così come Egli constata che gli diventa sempre più simile. E sarà così anche per noi.

Mons. Mascagni (continuo a riferirmi alla prima lettura), come ogni parroco, come ogni prete, pensando ai parrocchiani, o a persone incontrate (addirittura a tutti), più volte, con sofferenza, si sarà chiesto: sanno, pensano che Dio e' nostro Padre? Si fidano di Dio, o no? Perché si soffermano su obiezioni fondate su tenebre- tenebre a volte molto dense - e non si basano sulle sue parole, pretendendo di giudicare quello che i nostri occhi non sono ancora capaci di vedere? Sono domande che anche non pochi genitori, purtroppo, si fanno rispetto ai loro figli; che non erano - o non sono - fuori luogo, anche per comunità volonterose come quella Alberone e come questa di Pieve.

E noi, mentre ringraziamo Dio per averci dato il dono della fede, se abbiamo per tutti almeno un po' di quell'amore che ci insegna Gesù, non possiamo non sentirci turbati al pensiero che tanti non condividono tale dono. Questa riflessione deve spingerci a maggior gratitudine verso il Signore, a maggior interessamento per chi ci sembra meno fortunato di noi.

Tutto il vivere e operare di mons. Antonio era nella Chiesa, per la Chiesa, con la Chiesa, in una comunione convinta, sentita, fiduciosa, ampia; nel senso che, se la sua esistenza e il suo ministero erano in un luogo determinato, il suo cuore abbracciava il mondo: immedesimazione negli orientamenti della diocesi e della Chiesa universale, attività assistenziali, iniziative per le lontane missioni, attenzione ai problemi del cambiamento sociale. La bussola del suo ministero era l'ubbidienza. Non per pusillanimità, ma per convinzione che la forza della Chiesa sta nell'unione. L'ubbidienza gli dava sicurezza.

Il suo più sentito programma pastorale era coltivare nei fedeli la vita spirituale, la vita di figli di Dio. In questo metteva a frutto la bella e feconda eredità del suo predecessore mons. Venturi, presso cui aveva cominciato il suo ministero nel 1943, come cappellano di Pieve. Si faceva premura perché la liturgia fosse l'asse portante della vita parrocchiale - e il popolo mostrava una partecipazione attiva esemplare - con le celebrazioni domenicali, le grandi solennità della Chiesa universale e diocesana, le sentite tradizioni devozionali parrocchiali, fra cui primeggia quella al Crocefisso, accanto a quella della Madonna Assunta. Attività formative a tutti i livelli erano decisamente orientate a convergere e culminare nella celebrazione dei sacramenti, particolarmente nella regolarità della confessione. Trovava il tempo per attendere personalmente e a lungo a questo ministero, cui amò dedicarsi a tempo pieno dopo la rinuncia alla parrocchia, finché le forze glielo permisero.

Mons. Mascagni e' stato "padre nella fede". Mite, ma non indifferente, tanto meno assente; laborioso, metodico, sobrio e quasi austero, capace di silenzio, non per isolarsi dagli altri ma per essere più pronto a capirli, ad aiutarli, addossandosi come meglio poteva, i loro stessi pesi. Don Antonio conosceva i suoi parrocchiani: desiderava conoscerli di più e meglio, non per curiosità - penso che nessuno abbia sentito don Antonio chiacchierare sugli altri - ma per essere pronto a servirli. Non era sempre facile per lui giungere a tanto. Non sempre gli era possibile. Ma il cuore era là. Sono stato testimone della sua sfibrante sofferenza per qualche grossa crisi che aveva colpito la sua comunità. E il Signore gli ha dato anche non poche soddisfazioni, nel vedere fiorire dalla sua gente vocazioni sacerdotali, religiose, diaconali, ministeri laicali e famiglie dedite generosamente all'apostolato.

Nella sua condotta personale e nello svolgimento del ministero parrocchiale - se e' lecito fare un richiamo, non un confronto - aveva atteggiamenti sullo stile di S. Giuseppe. Amante del nascondimento, umile, coltivava con convinzione la sua vita spirituale, cioe' l'unione interiore con Dio, il colloquio intenso con Lui. Ma mentre stava davanti al tabernacolo non si isolava dalla sua gente; e quando era con la sua gente, rimaneva in sintonia con Gesù. Questo, a mio parere, e' il modo giusto per intendere l'esortazione di Papa Francesco, di uscire verso le periferie della città.

e' possibile stare con Dio e con gli uomini? e' una di quelle cose preziose che il Signore tiene nascoste ai sapienti e intelligenti del mondo, e rivela ai piccoli: a quelli che più da vicino seguono Gesù.

Il Figlio Unigenito del Padre, fattosi uomo per noi, e' immagine del Padre; chi vede Lui vede il Padre. I lineamenti più visibili della immagine che Cristo ci dà del Padre sono questi: i tratti di onnipotenza divina dei miracoli scomparivano presto. Quello che e' rimasto sempre, quello che gli apostoli e la gente del tempo ha potuto vedere e constatare e' la sua bontà e mitezza di cuore, la sua umiltà, fino alla Croce.

Cristo ha seguito questa via «perché così e' piaciuto a te». Gesù e' mite e umile di cuore perché il Padre, di cui e' l'immagine. e' mite e umile.

e' un avvertimento importante anche per noi. La strada dell'umiltà e della mitezza non solo ci porta verso Dio, ma anche verso l'autentica maturità umana, così da essere persone che migliorano - bonificano! - il clima della convivenza sociale.

I miti e umili di cuore non sono dei deboli o rinunciatari. Come non lo e' stato Cristo; come non lo e' stato mons. Mascagni.

Continui egli, dal cielo, la sua mite paternità su tutti, anche sul personale della Casa del Clero, soprattutto sulle benemerite Ancelle del S. Cuore di Gesù Agonizzante, verso le quali dimostrava stima e gratitudine per la premura con cui l'assistevano nei suoi ultimi anni.

 

 

Il saluto del sindaco, dott. Sergio Maccagnani, al termine della celebrazione delle esequie

 

La comunità di Pieve di Cento che ti ha avuto, amatissimo don Antonio, come Padre, Fratello e Sacerdote, in questa ora ti porge l'estremo ed affettuoso saluto e la nostra più grande gratitudine per l'opera che, in favore di tutta la chiesa e la comunità, hai svolto nel nome del Signore.

Sei stato cappellano in anni difficili a Pieve, alla fine della seconda guerra mondiale e nell'immediato dopoguerra a fianco di Don Celso Venturi. Sei tornato nella tua amata Pieve nel 1964 per rimanerci fino al 2002. Sono stati tanti anni. Hai accompagnato tutta Pieve nei passaggi più importanti della vita, nei momenti di felicità e di tristezza. Hai accompagnato la nostra comunità nella crescita economica, produttiva, sociale e culturale.

Se oggi Pieve e' un Comune fortemente identitario, con una propria storia da custodire e da tenere come punto di riferimento per la costruzione del futuro, questo e' anche merito tuo. La tua dedizione per la comunità, il tuo amore incondizionato per Pieve rimarranno per noi un esempio ed un modello eterno.

Il nostro compito e' quello di ricordare Don Antonio Mascagni e di trasmettere questo suo attaccamento, impegno e cura alle giovani generazioni. Per questo, caro Don Antonio, rimarrai sempre nei nostri cuori, in quelli di ciascuno di noi, e un grande testimone e protettore della comunità di Pieve.

 

 

Il ricordo di Bruno Taddia, a nome della comunità parrocchiale

 

Mons. Antonio Mascagni, per noi parrocchiani pievesi don Antonio, e' ritornato nella casa del Padre.

Lo ricordiamo con affetto e ringraziamo il Signore per il suo lunghissimo ministero sacerdotale e per l'operosita' e lo zelo profusi in tanti anni di servizio pastorale a Pieve. Ripensare al lungo ministero di Don Antonio a Pieve permette di non smarrire un passato ricco e fecondo che la parrocchia ha vissuto e un cammino di aggiornamento e di attenzione alle istanze nuove che interpellavano la vita delle comunità cristiane.    

A soli tre giorni dall'ordinazione fu inviato a Pieve come cappellano, dove resto' fino al 1949. In quei tragici anni di guerra e nel dopoguerra fu collaboratore di Mons. Venturi nella formazione dei giovani con la catechesi e l'animazione: corale, teatro, burattini. Organizzò una scuola per i ragazzi che non potevano frequentare la media di Cento a causa della guerra.

Parroco dal 1949 al 1964 ad Alberone di Cento, don Antonio ritornò poi a Pieve come coadiutore di mons. Venturi e l'8 dicembre 1965 divenne parroco.

Dopo il Concilio Vaticano II° seguì le indicazioni del card. Lercaro e del card. Poma per rinnovare la pastorale e la liturgia. Fece anche costruire l'altare nuovo, rivolto verso il popolo, consacrato dal Card. Lercaro nel 1966. Dal 1971 don Antonio volle il Consiglio pastorale parrocchiale. Fu un convinto sostenitore del Servizio di Accoglienza alla Vita di Cento fin dalla sua fondazione nel 1976.

Ha affrontato l''impegno dei restauri: il Crocifisso e i quadri, la facciata e le cappelle laterali della collegiata (oggi messa in sicurezza, ma non ancora restaurata dopo il terremoto del 2012), il campanile e la canonica.

L'esperienza di don Antonio e' maturata a seguito degli eventi storici che ha vissuto: la seconda guerra mondiale, il periodo del materialismo e la secolarizzazione. Ha mantenuto sempre ferma la sua fede e ha saputo adattarsi come pastore al cambiamento dei tempi, pur proponendo con fedeltà la tradizione della Chiesa. Ha fortemente sostenuto sia la devozione al Miracoloso Crocifisso sia quella alla Madonna.

Ringraziamo il Signore per il suo lunghissimo ministero sacerdotale: solo Lui potrà eternamente ricompensarlo come ha promesso: Si cingerà le vesti, lo farà mettere a tavola e passerà a servirlo.

 

 

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