PROGETTO BAMBINI SPECIALI  di Padre Giuseppe Ramponi IMC

Indietro

PROGETTO DI AIUTO E ACCOMPAGNAMENTO A BAMBINI DISCAPACITATI

 

PROGETTO GEPNE: GUARDERÍA EXPERIMENTAL PARA NIÑOS ESPECIALES.

 

ALCUNE FOTOGRAFIE DEI BAMBINI CHE STIAMO AIUTANDO:

 

 

 

 

 

 

AMBIENTAZIONE

 

Il popolo indio, per un processo di superazione iniziato già ai tempi della occupazione, a motivo della lotta per l’emancipazione e certamente accompagnato e aiutato anche da moltissime organizzazioni internazionali, poco a poco sta superando problemi non indifferenti: organizzazione sociale, amministrativa, politica, educativa. Hanno già il riconoscimento dei loro territori e presto potranno contare con leggi organiche appositamente ordinate alla gestione che corrisponde: politica, amministrativa, culturale e anche giuridica. Il territorio comunque continua a essere chiuso e impervio ad altri processi sociali importanti. Lo sviluppo delle capacità umane per l’accoglienza dignitosa e il seguimento idoneo della popolazione sia nei servizi sociali, sia in quelli medici e soprattutto quando si tratta di situazione speciale: disabilità, discapacità, disadattamenti, ritardi, insomma tutto quello che impedisce l’inserimento idoneo e adeguato nella vita comune e comunitaria. L’interesse principale comincia e finisce nello sforzo di uscire dalla povertà materiale, dal lavoro poco produttivo, dall’uso limitato della terra e della commercializzazione dei prodotti. Gli investimenti pubblici e stranieri in queste zone sono esclusivamente riservati alla promozione agricola. Ingenti somme sono state spese per costruire canali di irrigazione, sequestrando tutto il lavoro e tutto il tempo di tutti gli abitanti abili al lavoro, anche per altre opere di infrastruttura agricola. L’educazione e la salute sono state affidate a strumenti obsoleti, effimeri e soprattutto per questo l’educazione é rimasta povera per l’ambiente povero e l’incapacità di usare implementi didattici moderni e aggiornati e conformi con le esigenze formative. Confidando unicamente in aiuti di privati e appoggiandomi a amici e benefattori, per 15 anni mi sono dedicato a migliorare l’ambiente e la attenzione scolastica dei bambini. Collaborando con i genitori mi sono fatto carico dei centri educativi che esistono nei loro territori e  sono statali e pubblici. Oltre alla ricostruzione ho messo in piedi anche centri nuovi. L’educazione dei poveri era troppo urgente e per me era opzione prioritaria. Posso dire che l’ambiente e la mentalità verso l’educazione é molto cambiata e in ogni caso é migliorata abbastanza. Con soddisfazione ricevo informazioni diverse dal fronte educativo.  Mi fa piacere leggere che i genitori adesso sono esigenti con i maestri e le autorità e puntualmente  manifestano disagi e reclami quando nelle scuole si trascura l’educazione promessa.

 

PROBLEMA DEGLI SPECIALI

 

Disabili nella nostra zona non se ne vedono molti. Una selezione avviene per l’impossibilità di superare disagi e malattie e deficienze assistenziali diffuse in tutto il territorio. Ci sono molti ritardi e in certi casi nelle scuole abbiamo cominciato esperienze di ricuperi per i bambini delle comunità indigene in maniera che potessero inserirsi senza incomodità e discriminazioni psicologiche. Il mio promotore educativo ha fatto una ricerca e una ventina di bambini disabili li ha registrati. In genere l’incapacità motoria viene accompagnata da disagi espressivi di linguaggio e espressione. Ho notato che la mancanza totale di attenzione aumenta più del 60% l’handicap che uno soffre. Preferisco chiamarli bambini speciali, da considerarsi in modo speciale e con assistenza speciale e attenzione speciale, prima di ricorrere a professionisti e tecnici e cattedratici del genere.

 

COSA VOGLIO FARE

 

Il mio desiderio é di mettere in piedi e organizzare una terapia di attenzione previa a qualsiasi trattamento specializzato di ricupero competente in istituti specializzati che in Riobamba si trovano. Quello che non esiste ancora é lo spazio di accoglienza sia in famiglia sia in comunità. Il bimbo speciale é abbandonato, senza attenzione, senza preoccupazione per il suo stato e peggio per migliorarne la situazione. L’obiettivo del mio progetto é principalmente avviare il problema alla accoglienza prima di tutto nell’ambito famigliare e comunitario e poi alla accettazione nell’ambito educativo locale come luogo di primo aiuto e prima soluzione del caso speciale. Parto da una esperienza che ho vissuto proprio da vicino. La mia domestica ha un bambino speciale: ritardato e con serissimi problemi motori. Era il dramma della sua famiglia e visto come ostacolo allo svolgimento normale delle attività della mamma che deve lavorare. Quindi lasciato al villaggio senza attenzione e ridotto a crescere come una creatura sentenziata alla degradazione irrecuperabile. Dissi alla mamma che lo portasse in canonica e non gli facesse mancare nulla, tempo, alimentazione, igiene, vestito ecc. Poco a poco il bambino si é emancipato dallo stato di dignità infima a cui si era ridotto ed é perfino cresciuto nella espressione e nell’intendimento. Il padre Baima, mio confratello e Vicario gli ha fatto un girello perche potesse muoversi e questo anche ha avviato un processo di spazio e movimento proprio. Quindi se con attenzione e affetto abbiamo rimesso in vita una creatura destinata alla emarginazione assoluta allora vuol dire che possiamo fare qualcosa anche solo attivando per altri bambini quelle due cose essenziali usate con Carlitos: attenzione e accettazione affettuosa.

 

IL PIANO DEL PROGETTO

 

Voglio organizzare nella casa pastorale che abbiamo a Licto un centro diurno di attenzione per i bimbi speciali indigeni della zona di Licto che é divisa in due centri preurbani con 35 villaggi.

 

Prima fase: preparazione di ragazze indigene che abbiano finito la primaria e siano disposte a cominciare ad essere badanti dei bambini speciali e dopo una esperienza di due anni diventare anche educatrici.

Seconda fase: aprire il centro ai bambini speciali dei villaggi indigeni. Dopo un diagnostico e catalogazione dei casi per mezzo di un medico e previa altra assistenza professionale per avere lo stato esatto della situazione di salute di ogni bambino, comincerà l’attività ordinaria del Centro. Ogni mattina un pulmino raccoglie i bambini nei villaggi e li porta al centro e al pomeriggio alla fine della giornata li riporta a casa. La attenzione sarà di quattro giorni la settimana riservando il lunedì all’incontro valuativo con le ragazze addette.

Terza fase: dopo due anni, nel 2005 si aprirà una rete di piccoli centri diurni nelle comunità appoggiandosi alle scuole esistenti e entrando sotto la responsabilità della direzione educativa zonale. Le badanti diventate educatrici dipenderanno dalla direzione didattica da cui riceveranno un bonifico per contratto ufficiale.

 

Il progetto utilizza la parola ‘’sperimentale’’ a indicare che siamo aperti a iniziative, programmi terapeutici, collegamenti con istituti del ramo della discapacità, sussidi e assistenze volontarie da organizzazioni competenti.  

 

 

ANTEFATTO

 

Ho cominciato a preparare il progetto arrivando dalle vacanze. Avevo nella memoria la visione abbastanza triste di bambini buttati fuori da qualsiasi contesto sociale e educativo perché indigeni e discapacitati.

Nella mentalità culturale conta quello che vale e che sa farsi valere. Chi ha bisogno di una mano, di un aiuto, di un appoggio senza fissare termini di scadenza non ha presenza neanche nella compassione.

Certo che il problema esiste e lo sentono come disgrazia però dubitano anche che possa avere giustificazione un investimento finanziario.

Neanche la moglie se perde valore che possa significare guadagno, merita sostegno che costi. Possiamo aspettarci qualcosa quando si tratta di finanziare opere per bambini che mai guadagneranno niente ma saranno sempre problemi costosi senza soluzione?

 

In città ci sono istituzioni ma accettano se si compiono certi requisiti: partecipazione dei genitori, collaborazione e costi non indifferenti di tempo, di accompagnamento, di dipendenza tipo ‘’al tuo cenno e alla tua voce’’...

 

La prima azione é stata una diagnosi della situazione reale. I collaboratori si sono messi all’opera. La lista alla fine annotava  80 casi da prendere in considerazione. Ho deciso che se dovevo pensare in una opera conclusiva della mia carriera missionaria, doveva essere proprio quella.

Un amico benefattore permanente mi aveva caricato di una somma generosissima proprio giorni prima di partire. Avrei cominciato destinando quei soldi al progetto.

Poi altri amici che hanno promosso iniziative dello stesso genere mi hanno animato mandandomi altri appoggi economici.

Finalmente la grande benefattrice (che dovrà andare in cielo a furor di poveri - Mi riferisco alla pittrice Norma Mascellani -) mi incoraggiò senza tanti complimenti come sa fare lei.

 

Comprai un pulmino perché la prima cosa da fare era la selezione di casi portandoli da specialisti. Risultò bene perché con gli interventi possibili e fattibili molti rimasero ricuperati alla vista, all’udito, alla parola.

Altri bambini sono stati integrati in vari centri educativi della zona.

 

Rimasero quelli che avevano bisogno di trattamento speciale, formula tre A, amore attenzione, alimentazione. Erano ciechi, discapacitati, bambini denutriti, bambini con ritardi grandissimi di parola, di mozione, bambini epilettici ecc. Tutte creature da rifare nei cinque sensi.

 

I COLLABORATORI

 

La Signora Silvia é la operatrice sociale indispensabile per i contatti con le varie istituzioni che possono aiutare a risolvere casi ricuperabili. Accompagna i bambini, rappresenta il progetto dovunque e sempre. Dirige anche il centro dove assieme ai bambini ci sono dieci ragazze indigene che si preparano ad essere educatrici dei bambini speciali nei vari centri dove cominceremo una estensione per i bambini discapacitati del posto, l’anno che viene.

Il Signor Jorge Villalobos, un indigeno che ho preparato e funziona come promotore educativo e sociale. Cura i contatti con le comunità, i dirigenti e le famiglie.

Il Signor Francisco Cuenca, coordinatore che promuove nel campo i contatti locali e le ricerche di bambini discapacitati.

Il Signor Alberto Quishpi, autista e tuttofare, mio collaboratore anche per la sicurezza.

10 ragazze che imparano a occuparsi dei bambini speciali. Saranno le future promotrici nelle comunità alla fine dei due anni previsti.

Poi ci sono gli esperti nei vari rami medici e nelle consulte: dentisti, psicologi, pediatri,  oculisti, terapeuti.

I bambini che frequentano già centri di riabilitazione debbono essere accompagnati ogni giorno e si paga anche una quota mensile.

Poi due bambini ciechi che frequentano la scuola per ciechi a pagamento.

Questo é il tallone di Achille economico del progetto.

Un padre in Missione, il carissimo Padre L.R., che Dio lo faccia diventare simpatico almeno in paradiso, quando osavamo dire che il piatto era squisito, immancabilmente ripeteva: sociu l’e bun pero a custa: socia l’e bon pero al costa: é buono sí pero costa.

Il Progetto é costoso. Il pulmino comprato usato, dopo un anno era inservibile. Le strade e l’usura sono stati micidiali. Adesso mi servo di una camionetta contrattata che mi costa USD 750 al mese. Un anno sono  USD 9000.

Alberto mi costa USD 240 al mese e in un anno gli pago USD 2880

La Silvia percepisce al mese 300 dollari. Un anno sommano USD 3600.

Le ragazze ricevono ogni mese 80 USD come bonifico. All’anno sono USD 9600.

Jorge e Francisco al mese ricevono 300 dollari che all’anno sommano USD 3600.

I bambini fanno spendere per cure mediche, quote varie, alimentazione, vestiti ecc. USD 2000 al mese. In un anno sono USD 24000.

 

IL TOTALE GRANDE E IMPRESSIONANTE ARRIVA A  52,680.00 DOLLARI ALL'ANNO.

 

In questa ‘’fornace d’amore’’ metto tutti i soldi che mi mandano per il progetto e quelli cosiddetti generici. Certamente é costoso. Spendo tutto quello che mi arriva per far stare bene anzi benissimo i bambini più sfortunati del mondo. Il futuro del progetto comincia l’anno prossimo con l’esperienza nelle comunità e un Consultorio di collocamento dei casi urgenti e bisognosi di cure e riabilitazione. Quello dei miei bambini speciali é cominciato il 6 gennaio del 2003. Da allora siamo diventati tutti evangelici perché come dice il Vangelo: i ciechi vedono, gli zoppi camminano, i sordi ascoltano e tutti ricevono molto ma molto amore e sono felici.

 

Quanto vale la felicità di un bambino senza futuro? É giusto che non costi tutto quello che vale? A chi faccio la domanda?

 

 

 

Il progetto Gepne come centro sperimentale si è concluso e chiuso.

Era previsto un funzionamento sperimentale di due anni. Abbiamo spostato la chiusura alla fine di Aprile, 2005. La valutazione ci porta a riconoscere punti positivi e punti negativi.

 

I punti negativi si riferiscono alla indifferenza ambientale socio-culturale.

 

Nel contesto umano, sociale e comunitario il progetto rimane grande.

Per la cultura un problema straordinario si deve soluzionare da fuori, con appoggi esterni.

Nell’ambito ordinario non é un problema, é una disgrazia, una possibile maledizione come ce ne sono tante, che si risolvono cercando un posto come si cerca per qualsiasi altro membro della comunità, indifeso o subordinato a una assistenza minima, senza conseguenze pesanti che rallentino o impediscano i lavori ordinari della famiglia e della comunità. Se si vuole dare al problema una considerazione e un trattamento extra, allora bisogna cercare mezzi extra, perché non c’é possibilità di incontrarli localmente.

Quello che si considera straordinario si tratta straordinariamente, quello che si considera ordinario con mezzi ordinari, quello che si trova, quello di cui si dispone.

Quando trattiamo casi speciali riceviamo conoscenze tristi e scopriamo la incapacità di utilizzare gli elementi comunitari che certamente esistono. Perché grossi problemi di servizi come irrigazione, strade, luce, minga si trattano e si risolvono comunitariamente.

Allora bisogna dedurre che certi problemi non sono considerati comunitari ma lasciati al trattamento personale. Certamente se guardiamo come trattano il problema della salute, educazione, casa, alimentazione, igiene, relazioni sociali, dobbiamo concludere che sono trattamenti poveri, appena appena accennati e ben lontani da un codice viabile per tutti.

 

I punti positivi si sommano in titoli di ‘’missione compiuta’’

 

  1. Bambini che erano stati sentenziati a convivere con discapacità minori senza rimedio e trattamenti terapeutici sono stati ricuperati con successo.

  2. Bambini discapacitati sono stati iscritti in scuole speciali per sordi, ciechi e down.

  3. Bambini con discapacità cronica irrimediabile hanno trovato casa permanente in istituzioni governative

  4. Bambini che avevano problemi gravi di malnutrizione sono stati ricuperati e avviati a frequentare centri educativi normali

  5. Bambini con discapacità che sono stati incontrati in situazione infraumana sono stati ricuperati in centri educativi comunitari e avviati ad essere accettati e ammessi in istituzioni pubbliche che assistono bambini discapacitati.

  6. Varie ragazze indigene hanno ricevuto capacitazione in vista di una promozione diretta che assicuri più sensibilità e attenzione riguardo i casi di discapacità fisica e mentale nelle comunità locali.

  7. Sono stati formati e abilitati anche alcuni animatori per aiutare a conoscersi e trattarsi le famiglie che hanno bambini discapacitati in modo da creare un ambiente sereno e idoneo e anche avviare relazioni con i dirigenti locali così da creare un fronte comune e organizzare impegni unanimi tra i comuneros a favore dei bambini con problemi di discapacità.

 

 

Terminato il progetto GEPNE comincia il progetto BUCAPNE

Cercare casa permanente per bambini speciali.

 

Modus operandi o modo operativo

 

  1. Commissione permanente responsabile di mantenere i contatti con i bambini discapacitati secondo le indicazioni dei catechisti e agenti comunitari.

  2.  Animatrice sociale incaricata della coordinazione generale e dei contatti e comunicazioni con le istituzioni e centri medici di Riobamba. Dovrà anche cercare modi e luoghi dove si possa fare terapia occasionale o ricevere trattamento urgente nel caso di emergenze sanitarie, controlli medici regolari ecc.

  3. Promotore educativo: incaricato dei contatti con i catechisti e altri agenti comunitari per le informazioni aggiornate  e i dati che riguardano la presenza nei territori indigeni di bambini con discapacità.

  4. Educatrici ausiliarie che, nelle comunità dove ci sono bambini discapacitati, siano incaricate di seguire il processo di attenzione ai bambini che hanno bisogno di essere ricuperati prima di poterli avviare ai centri specializzati.

 

Linee operative di appoggio:

 

  1. Trasporto, andata-ritorno a Riobamba per i bambini che frequentano diariamente centri specializzati.

  2. Attenzione permanente ai bambini discapacitati che aspettano il turno per essere ammessi in istituzioni o centri specializzati per terapia o altra necessità.

  3. Presenza e accompagnamento comunitario per mantenere attualizzato il mappa delle discapacità presenti nella zona indigena.

  4. Promozione delle comunità affinché assumano gradualmente la responsabilità di attendere e seguire idoneamente e efficacemente i bambini discapacitati.

 

 

-------------------

 

A chi si mandano i denari della quota annuale?

Chi vuole una ricevuta fiscale può mandare la quota a MISSIONI CONSOLATA ONLUS, Corso Ferrucci 14, 10138 TORINO, specificando che é per ‘’Adozioni a distanza’’ c/o Padre Giuseppe Ramponi.

 

 

 

Padre Giuseppe Ramponi

COOPERAZIONE MISSIONARIA

MISSIONI CONSOLATA

Corso Ferrucci 14 – 10138  TORINO

Tel. 011-4400400

 

COLLEGAMENTO:

ANNA CAMPANINI

VIA C. PAVESE 7

40066 PIEVE DI CENTO (BO).

Tel. 051 97 33 50.

Indietro