La collegiata di Santa Maria maggiore

Documentario: La Pieve di Cento

 

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Servizio girato nel Marzo 2012 (quindi poco prima del terremoto del 20 e 29 Maggio 2012) ed andato in onda il 26 Luglio su "Dodici Porte".

Presentato da mons. Giuseppe Stanzani, con intervento del parroco don Paolo Rossi.

Servizio di Luca Tentori e Francesca Casadei per "Dodici Porte".

 


La collegiata di Santa Maria maggiore

 

La Collegiata e' la piu' antica chiesa del centopievese (VIII-IX).

La Chiesa attuale e' quella che si suppone essere la quarta chiesa. Il 17 Febbraio 1702 il Comune di Pieve stipulo' con Giuseppe e Silvestro Campiotti, architetti di Modena, il contratto di demolizione della "chiesa vecchia" e di costruzione della attuale.

Della costruzione precedente resta l'abside semidecagonale risalente al periodo aureo del gotico bolognese. Il campanile, come attesta la lapide sul lato ovest, risale al 1487.

La chiesa e' costruita in laterizio intonacato, su pianta a croce latina, con bassa cupola sulla crociera, nel sobrio stile classico del '600 all'interno e baroccheggiante in facciata.

 

ESTERNO E FACCIATA:
 


 


La facciata e' a due ordini, ripartita da lesene: cinque parti nel prim'ordine, tre in quello superiore. Vi spiccano sei statue ed un bassorilievo che provengono dal laboratorio dei Guidottini di Verona e arrivarono a Pieve per via d'acqua nel 1708.

In alto al centro compare la "P", iniziale di Pieve e al di sotto un finestrone che permette l'entrata della luce per tutta la navata.
Ai lati di questo le statue di S. Fabiano papa (morto nel 250) a sinistra, e a destra di S. Sebastiano, il giovane cavaliere segretamente cristiano che fu trafitto dai suoi arcieri quando fu scoperto.

Al centro della facciata troviamo una formella ottagonale con un bassorilievo che raffigura l'Assunta.

Nell'ordine inferiore, a sinistra S. Rocco, titolare della Compagnia dei SS. Rocco e Sebastiano e copatrono di Pieve, nella classica iconografia di pellegrino: bastone, mantello e piccolo cane ai piedi, quel cane che secondo la leggenda gli portava il cibo quando, dopo aver speso la sua vita nella cura degli appestati, si ammalo' lui pure.

Dall'altro lato, in posa simmetrica, e' S. Giuseppe, patrono della comunita' civile e religiosa di Pieve: esso porta il bastone fiorito, segno secondo la tradizione che era proprio lui lo sposo prescelto per Maria.
Nelle nicchie piu' esterne, a sinistra la statua dell'evangelista Luca ed a destra quella del profeta Isaia. Entrambi hanno un cartiglio con un versetto della Scrittura: Luca riporta un versetto del Magnificat: "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente"; Isaia la profezia sulla venuta di Gesu': "Spuntera' un germoglio dalla stirpe di Iesse".

 

L'ABSIDE:



 


Nella parte posteriore della Chiesa attuale vi e' un abside in stile gotico, su pianta semidecagonale, con costoloni ottagonali agli angoli, quattro finestroni ad arco acuto poi murati, ornati di formelle in cotto. E' quanto sopravvive della "chiesa vecchia", quella che fu demolita nel 1702 per innalzare la attuale. Risalirebbe al periodo aureo del gotico bolognese, la seconda meta' del Trecento, anche se non e' possibile avanzare ipotesi sull'architetto.

 

 

 

Le opere d'arte della Collegiata

 

La Collegiata e' lo scrigno che racchiude la vicenda storica-artistica e devozionale della comunita' pievese ed e' sede del Santuario del Miracoloso Crocifisso, opera  trecentesca in legno, meta di numerosi pellegrinaggi (vedi).

 

 

ASSUNZIONE DELLA VERGINE
Guido Reni (1600)


G. Mastellari fu l'esecutore testamentario delle volonta' di G. Crescimbeni che dispose il rinnovo dell'altare maggiore e la realizzazione di un'ancona con l'Assunzione.
L'opera fu realizzata da Guido Reni che segui' i dettami del card. bolognese G. Paleotti, il quale aveva disposto una serie di norme da applicare nell'arte ai fini di una corretta trasmissione del messaggio religioso.
L'Assunzione era un nodo ancora irrisolto; il dogma infatti sara' proclamato solo nel 1950.
La scena si articola su due piani raccordati da uno scorcio paesaggistico: in basso la scena naturalistica e animata degli apostoli intorno al sepolcro vuoto; in alto la Vergine, in atteggiamento immobile ed estatico, portata in cielo da angeli eterei e dalle vesti leggere, in contrasto con il pesante panneggio delle vesti terrene degli apostoli.

L'altare e' opera barocca. Fu rifatto in marmo nel 1925.


 

 



ANNUNCIAZIONE (o ANNUNZIANDA)
G. F. Barbieri detto il Guercino (1646)

Opera commissionata da F. M. Mastellari per la Chiesa della Ss.ma Annunziata dei Padri Scolopi.
Dopo la soppressione di detta chiesa nel 1924, la tela passa al Comune e nel 1940 viene collocata nella Collegiata.
Si noti l'insolita iconografia che ritrae l'angelo in un momento che precede l'Annuncio mentre, sospeso a mezz'aria, prende ordini dal Padre Eterno.
La Vergine, ancora ignara, e' intenta alla lettura in uno spazio privo di connotazioni architettoniche.
Lo sfondo paesaggistico e' di ascendenza caraccesco - domenichiana.

L'altare e' opera seicentesca di autore ignoto, proveniente dalla medesima chiesa.
 


 


S. MARIA MADDALENA CON GESU' RISORTO  - CRISTO E LA SAMARITANA
Cesare Gennari (1665-75)

C. Gennari, nipote del Guercino, ne diresse la bottega dopo la sua morte.

Curiosa l'iconografia di Cristo con la Maddalena: Gesu' appare alla donna sostenendosi ad un badile capovolto, tanto che la tradizione lo soprannomina "Cristo ortolano".
A fare da pendant a questo e' "Cristo e la Samaritana" opera dello stesso autore; la scena presenta in primo piano i due protagonisti e pochi elementi di contorno, tra cui un contenitore di rame per l'acqua.
 



SAN GIUSEPPE CALASANZIO RICEVE LA VISIONE DI MARIA
G. Varotti (1749)

Dipinto offerto dal Comune in occasione dei festeggiamenti per la beatificazione di S. Giuseppe Calasanzio, fondatore degli Scolopi, ovvero di scuole popolari gratuite.
Su iniziativa di F. Mastellari fu aperto un collegio a Pieve nel 1640 e pochi anni piu' tardi fu eretta una chiesa intitolata alla Ss.ma Annunziata dove fu posto questo quadro, oltre alla pala del Guercino.
S. Giuseppe, a mezz'aria, riceve la visione di Maria col Bambino; in basso un gruppo di studenti.
 

 


SAN GIUSEPPE COL BAMBINO APPARE A SANT'ANTONIO DA PADOVA E SAN FRANCESCO DI PAOLA
ambito bolognese (meta' sec. XVIII)


Proviene dalla chiesa della Ss.ma Annunziata degli Scolopi.
A destra e' S. Antonio di Padova inginocchiato accanto a san Francesco di Paola entrambi in adorazione di Gesu' Bambino e San Giuseppe che si manifestano tra schiere di angeli.

 


CROCIFISSIONE DI CRISTO CON LA MADONNA, S. GIOVANNI EVANGELISTA, S. FRANCESCO E S. IGNAZIO
Bartolomeo Gennari (1637)
 

La pala fu realizzata da B. Gennari, primo aiuto bottega del Guercino, per la Chiesa dei SS. Rocco e Sebastiano
 

 


NASCITA DI GIOVANNI BATTISTA
Orazio Samacchini (1552-77)

Secondo una concezione ancora manierista, sono realizzate in uno stesso spazio scene che si svolgono in momenti diversi.
 

 


RITROVAMENTO DELLA VERA CROCE
Bartolomeo Passarotti (1585-89)

Commissionata dalla Compagnia di Santa Croce fondata a meta' del '400.
Il tema risale alla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine: S. Elena e le altre figure sono testimoni del rinvenimento della croce.
A destra, in basso, il passerotto, simbolo del pittore.
 



NASCITA DI MARIA VERGINE
Ippolito Scarsella detto lo Scarsellino (1605)

L'opera fu commissionata al pittore ferrarese da Alessandro Mastellari (si veda anche S. Michele Arcangelo abbatte il demonio, dello stesso, ora in Pinacoteca Civica, dove e' presente la figura del committente.)
Era destinata alla Chiesa di S. Maria al Voltone, sede della Confraternita della Devozione, impegnata specialmente nel campo assistenziale.
Nell'operosita' delle figure che assistono S. Anna e la Vergine, possiamo ravvisare un'allusione all'operosita' degli affiliati, mentre le figure assorte di S. Gioacchino e S. Anna sottolineano il valore della contemplazione.
La Vergine non e' al centro: a Lei si addice la venerazione, non l'adorazione.

L'altare risale al 1774, sobria opera del bolognese Antonio Lepori.
 



S. FILIPPO NERI HA LA VISIONE DELLA MADONNA COL BAMBINO
G. F. Gessi (1626)

Il canonico G. Lanzoni, oratoriano di origini pievesi, volle introdurre il culto del suo "patrono" S. Filippo Neri; lo fece con questa pala commissionata a G. F. Gessi, allievo prediletto del Reni.
La scena presenta la Vergine che porge il Bambino all'adorazione del Santo: la devozione a Maria era un cardine della Confraternita dell'Oratorio.
Il centro dell'adorazione, tuttavia, e' il Bambino, secondo un rigoroso impianto teologico.

La cappella e' meno profonda perche' qui il campanile e' incastrato a meta' della fiancata della chiesa. I recenti restauri hanno fatto emergere lo stemma di Pieve sui due lati dell'altare e questo confermerebbe l'ipotesi secondo cui quest'altare era sotto il giuspatronato del Comune.



ASSUNZIONE DELLA VERGINE
Lavinia Fontana (1593)

L'opera, come testimonia lo squarcio paesaggistico sulla citta' di Bologna, fu originariamente concepita per una chiesa bolognese non nota.
Fu verosimilmente trasferita a Pieve nella Chiesa del Convento di San Francesco al Reno nel 1748 e nel 1797 in Collegiata.
Il soggetto si distingue dall'iconografia piu' frequente scelta anche dal Reni, per l'assenza degli Apostoli; la Vergine trasportata in cielo da un turbine di nubi e angeli e investita di luce occupa i 2/3 della composizione.

L'altare e' opera in scagliola del 1878 di autore ignoto.



CICLO DECORATIVO PITTORICO
A. Guardassoni, L. Samoggia, G.B. Baldi, M. Tonelli (1868-79)

La parte piu' rilevante e' quella eseguita dal Guardassoni, che dipinse la Gloria, la Fede e i quattro protettori di Pieve.
La Gloria, nel catino absidale, rappresenta la Ss. ma Trinita' circondata da santi, apostoli, angeli, profeti; a destra, nella volta della cappella gia' del Ss. mo Sacramento, e' la Fede, entro un finto medaglione; nei pennacchi della cupola sono i protettori di Pieve: S. Giuseppe Calasanzio, il Beato Nicolo' Albergati, San Rocco e San Sebastiano.
S. Giuseppe Calasanzio, fondatore degli Scolopi, e' legato alla vicenda storica di Pieve per via del Collegio degli Scolopi, aperto a Pieve nel 1640 e soppresso da Napoleone; il Beato Nicolo' Albergati, vescovo bolognese che condusse una vita ascetica e promosse la pieta' popolare; i santi Rocco e Sebastiano, titolari di una Confraternita fin dal '400. S. Rocco e' il santo pellegrino che si dedico' alla cura degli appestati; S. Sebastiano e' il cavaliere segretamente cristiano che vedeva nel suo servizio militare un'occasione di apostolato e che, scoperto da Diocleziano, fu saettato dai propri arcieri.
 



MADONNA DELLE GRAZIE
Ambito Emiliano (sec. XIX)

L'altare della Madonna delle Grazie, con quadro omonimo, venne fondato nella chiesa vecchia nel 1678 e mantenuto nello stesso posto dopo la ricostruzione della Collegiata.
Il quadretto attuale potrebbe essere riproduzione ottocentesca di un originale antico, cui era rivolta la devozione popolare.
La statua lignea della Madonna del Carmine, ora collocata presso questo altare, e' opera seicentesca appartenente alla Compagnia di S. Croce, poi, dopo la soppressione, conservata nella chiesa di S. Rocco.
La Vergine porge con la mano destra lo scapolare ai devoti, per la riduzione del Purgatorio, mentre nella destra regge il Bambino rappresentato a braccia aperte.



MISTERI DEL ROSARIO
Ambito Emiliano (1635)

La pala dei Misteri del Rosario fu commissionata della Compagnia del Rosario per la chiesa di S. Maria al Voltone, presso cui aveva la sua sede.
I quindici quadretti si leggono in senso antiorario, a cominciare dall'alto a sinistra. La devozione del Rosario ebbe grande diffusione a Pieve, in periodo post-tridentino, romantico e ultramontano, incoraggiato delle Compagnie e dagli Arcipreti in risposta alle minacce dell'irreligiosita', dell'ateismo e del materialismo.
L'opera presenta un tipo di pittura veloce, ma particolarmente curata nella composizione e realizzazione.
Fu collocata sull'altare dopo i restauri del 1818.
Nella nicchia al centro si trova la statua della Madonna del Rosario, di Angelo Gabriele Pio', realizzata in cartapesta dipinta nel 1761.
Precedentemente la nicchia conteneva la quattrocentesca Madonna Reliquiario oggi in Pinacoteca, traccia dei pellegrinaggi medievali che hanno toccato il nostro paese.



LE RELIQUIE DELLA COLLEGIATA DI PIEVE DI CENTO

Il culto delle reliquie, intese come frammenti del corpo o di oggetti di un santo o beato, si sviluppa notevolmente nella Chiesa cattolica dopo il Concilio di Trento, in contrasto con i protestanti, che rifiutano indulgenze e devozione. Ogni chiesa, anzi, ogni altare viene dotato delle reliquie dei santi titolari e di altri santi molto venerati per assicurare l'adesione dei devoti e le loro generose elargizioni.
Il corpo piu' consistente delle reliquie presenti a Pieve di Cento e' conservato nella sagrestia della Collegiata, entro l'alzata di una credenza settecentesca in stile bolognese. Le oltre trenta teche sono in gran parte opere di artigianato bolognese della prima meta' del Settecento.
Dall'esame delle reliquie intendiamo la grande varieta' della devozione popolare sviluppatasi a Pieve nel corso dei secoli, rivolta alla Madonna, S. Giuseppe, S. Anna, al legno della Croce, agli apostoli e agli evangelisti, ai martiri e santi della Chiesa romana, ma anche ai santi della Chiesa bolognese, come pure ai santi propri delle confraternite. L'archivio parrocchiale custodisce moltissime autentiche delle reliquie rilasciate dal '600 al '900.

 

 

In collaborazione con @rteria, associazione culturale di Pieve