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SAGRESTIA DEI CANONICI

E

MAPPA

 

La mappa topografica a colori del 1575 rappresenta le chiese già sottoposte al plebanato della Pieve (di cui alcune ora scomparse) e la loro ubicazione nel territorio Centopievese.

La pieve, già nel X secolo, è la prima suddivisione del territorio e dipende direttamente dal vescovo che riserva a sé solo la cresima e la soluzione di problemi dottrinali e disciplinari. Il sacerdote plebano assicura la messa, i sacramenti (battesimo, comunione, estrema unzione, matrimonio), l’istruzione religiosa e l’assistenza spirituale; egli è alle dirette dipendenze del vescovo.

La chiesa pievana ha il privilegio del fonte battesimale ed è la chiesa “matrice” del territorio, unica sede di un arciprete, cioè un prete che è a capo dei sacerdoti che presiedono alle altre chiese del territorio.

La pieve di Cento, citata per la prima volta in un documento del 1207, ma sicuramente di età precedente, è anche collegiata, cioè sede di un collegio di sacerdoti di ruolo detti “canonici”, spesso residenti a Bologna o comunque fuori sede. I canonici e l’arciprete formavano il “capitolo”, cioè il consiglio ecclesiastico a capo della pieve.

Il Centopievese compare definitivamente nella storia nel 1000-1200: a queste date si parla di una “pieve di Santa Maria di Cento”, con sede nella collegiata di Pieve, che ha sotto di sé, oltre il Centopievese, anche Poggetto e Asìa.

Nel 1300 si costituiscono tre parrocchie: Santa Maria di Pieve, San Biagio di Cento, San Giacomo di Poggetto. San Biagio ottiene il fonte battesimale alla fine del Trecento, ma assume piena autonomia sul piano ecclesiastico solo nel 1586, quando l’arcivescovo Gabriele Paleotti concede alla chiesa il titolo di collegiata con il proprio arciprete e il proprio collegio di canonici. Poggetto diventa chiesa arcipretale plebana nel 1624.

Nella mappa è visibile anche il convento di San Francesco al Reno. Esso fu costruito nel 1451-52 in un terreno al confine tra Cento e Pieve, che era considerato luogo neutro di incontro tra le rappresentanze per trattare affari di comune interesse. Solo in seguito al corso dato al fiume, che prima non scorreva in questo punto, fu poi detto “al Reno”.

 

I quadri nella sagrestia risalgono prevalentemente al XVIII secolo. Si tratta di ritratti di canonici. A partire dal ‘600 molte famiglie locali fondano canonicati con la conseguenza che dai sette stabiliti da Nicolò Albergati si passa ai dodici del ‘700. Inoltre da allora i canonicati si legano alle famiglie e alle autorità locali.

Dopo il periodo napoleonico, il capitolo non venne ripristinato, ma si estinse con la morte degli ultimi due sacerdoti.

Nel 1923 monsignor Celso Venturi pensò di riportare la chiesa di Pieve alla sua antica condizione di collegiata, chiedendo e ottenendo dalla diocesi la ricostituzione del collegio canonicale. Le nomine toccarono soprattutto a sacerdoti originari di Pieve, tenuti alla solidarietà con la collegiata e all’officiatura corale in occasioni solenni.

 

 

I ritratti nella sagrestia dei canonici sono:

 

 

 

La sagresti dei canonici infine ospita anche il dipinto:

 

 

San Francesco riceve le stimmate

(fine XVII - inizio XVII sec.; olio su tela)


Opera di discreta qualità affine ai modi del bolognese Antonio Franceschini (1648-1729).

Il soggetto è impostato secondo modi tradizionali: in primo piano, inginocchiato, a braccia aperte e con le mani già segnate dalle stimmate; un frate seduto, intento alla lettura sullo sfondo. La parte superiore della tela è occupata da angeli tra le nubi.