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San Filippo Neri ha la visione della Madonna col Bambino

1626, olio su tela, 250x180 cm

 

Giovan Francesco Gessi

(Bologna 1588-1649)

 

Il canonico Giuseppe Lanzoni, sacerdote di origini pievesi, commissionò al Gessi per l’altare della collegiata quest’opera dedicata a San Filippo Neri, una delle figure centrali della riforma cattolica del Cinquecento, canonizzato nel 1622 da papa Gregorio XV e fondatore della congregazione dell’Oratorio sia per il clero sia per i laici.

Il padre Lanzoni studiò all’università di Bologna, fu ordinato sacerdote e nel 1624 venne accolto fra gli oratoriani di Bologna che avevano appena ricevuto il santuario della Madonna di Galliera, divenendo confessore comune della casa e prefetto dei novizi della congregazione, per la sua capacità di toccare il cuore soprattutto dei giovani. Il suo entusiasmo per la spiritualità oratoriana lo spinse a donare l’opera alla collegiata, desiderando promuovere nel suo paese d’origine il culto del santo che divenne molto popolare a Pieve come attesta la sua presenza in un altare di quasi tutte le chiese cittadine e la presenza della congregazione di San Filippo Neri con sede presso i Padri Scolopi.

Il Gessi, allievo prediletto di Guido Reni, per la figura del santo genuflesso, vestito con una preziosa pianeta, a braccia aperte che guarda verso l’alto si ispira al dipinto del maestro realizzato a Roma per la chiesa oratoriana di Santa Maria in Vallicella.

La scena si svolge all’interno di un edificio colonnato, davanti ad un altare, ed è suddivisa in parte terrena con il santo e due angioletti che recano un giglio e un volume, simboli di castità e sapienza (la virtuosità scientifica oratoriana in campo musicale è altissima), e parte celeste con la Sacra Famiglia e due angeli in preghiera. La Madonna porge il Figlio all’adorazione del santo secondo la spiritualità oratoriana, che aveva nella devozione a Maria uno dei propri cardini, e secondo un rigoroso principio teologico-spirituale: è Cristo il centro dell’adorazione, Maria è la nostra guida verso di Lui.

Particolare è per queste date la scelta di raffigurare la Vergine che appare con il Bambino sopra l’altare, un’iconografia destinata a conoscere un grande successo soprattutto nella seconda metà del secolo.

Da notare come il Gessi abbia realizzato, tra il 1635 e il 1641, altre due opere per Pieve di Cento: i Misteri del Rosario, esposto in collegiata, e i Santi Carlo Borromeo, Antonio Abate e Cristoforo, visibile in canonica, nella ex cappella del Santissimo Crocifisso approntata dopo il sisma del 2012.

 

La cappella è meno profonda perché qui il campanile è incastrato a metà della fiancata della chiesa. Nella collegiata ricostruita nel 1702-1710 l’altare era dedicato a San Giuseppe (titolo aggiunto nel 1517 a quello dei Santi Eustachio e Francesco). I recenti restauri hanno fatto emergere lo stemma di Pieve sui due lati dell’altare: questo confermerebbe l’ipotesi che esso fosse sotto il giuspatronato del Comune che l’avrebbe progressivamente acquisito dopo l’approvazione definitiva, nel 1699, del culto civico dello sposo di Maria Vergine quale protettore celeste del paese contro le inondazioni del fiume Reno. Il 19 marzo 1710, in occasione dell’apertura della collegiata ricostruita, il Comune organizzò una grandiosa festa in onore del patrono con celebrazioni liturgiche e manifestazioni civiche.


 

 

 

Litania a cura di Mons. Giuseppe Stanzani

 

Maria offre a noi Gesù che Lo accogliamo in dono.
S. Filippo celebra Messa e chiama al mistero.

“Rimanete in me e io in voi, dice il Signore; chi rimane in me porta molto frutto”.