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Misteri del Rosario
1635, olio su tela, 225x176 cm

Giovan Francesco Gessi
(Bologna 1588-1649)

Quando nella chiesa di Santa Maria al Voltone si trasferì la compagnia del Santissimo Rosario, la confraternita si trovò nella necessità di far eseguire una tela con i Misteri del Rosario da collocare all’altare in cui era esposta la Nascita di Maria dello Scarsellino, che venne spostata nell’oratorio.

La compagnia del Santissimo Rosario era stata eretta nella chiesa esterna di Santa Chiara nel 1577 con breve di papa Gregorio XIII Boncompagni e autorizzazione del priore del convento di San Domenico di Bologna. Nel 1633, su richiesta del priore domenicano, le monache acconsentirono al trasferimento della devozione del Rosario presso un’altra chiesa di Pieve, preferendo la chiesa di Santa Maria. La richiesta venne avanzata probabilmente per assicurare la continuità della devozione alla Vergine nel momento in cui la chiesa e il convento di Santa Chiara si apprestavano a una importante opera di rinnovamento.

La devozione verso la Madonna del Rosario era stata introdotta da papa Pio V per celebrare la vittoria di Lepanto del 7 ottobre 1571 sui Turchi e la predicazione domenicana aveva contribuito alla sua grande diffusione.

La nostra tela fu dipinta dal Gessi e giunse da Bologna a Pieve nel 1635. Le forme abbozzate e luminescenti rimandano, infatti, alla tarda attività della bottega del maestro Guido Reni, mentre i volti e certi movimenti del panneggio sono confrontabili con altre opere dell’artista. I quindici misteri (gaudiosi, dolorosi, gloriosi) si leggono in senso antiorario, dall’alto a sinistra. Nel settore superiore vengono ricordati con evidenza Annunciazione, Incoronazione e Assunzione.

L’opera fu collocata su questo altare nel 1818.

La parte centrale del dipinto era occupata, in origine, dalla quattrocentesca Madonna con Bambino, statua reliquiario oggi nella Pinacoteca civica, testimonianza dei pellegrinaggi medievali. Essa fu sostituita nel 1761 dalla Madonna con Bambino in cartapesta dipinta: la Vergine, elegantemente ammantata, sostiene col braccio sinistro il Bambino che, rivolgendosi ai fedeli, alza la mano in segno di benedizione. La scultura è stata gravemente danneggiata dal terremoto del 2012 e oggi si aggiunge agli ex voto al Santissimo Crocifisso per aver protetto e salvato la comunità pievese.  

Nella volta della cappella è affrescato il Sacro Cuore, forse fatto realizzare dal Sodalizio del Sacro Cuore di Gesù istituito presso l’altare dal parroco Nicola Rossi nel 1818: era consuetudine, in questi anni, unire questa devozione a quella del rosario per il suffragio delle anime dei defunti.

Nella parte superiore dell’ancona due eleganti figure alate sedute inquadrano due angioletti che reggono una palma alla cui base c’è un cartiglio con l’elogio della sapienza (Siracide, XXIV, 14): Sono cresciuta come una palma (in Engàddi e come le piante di rose in Gerico).

 

 

Litania a cura di Mons. Giuseppe Stanzani

 

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“Il Signore ascolta gli umili”